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Micael, le quali distruggevano abbruciando tutti i villaggi per cui passavano; massacravano tutti gli abitanti che non arrivavano a fuggire, oppure li abbandonavano al suolo dopo averli sconciamenti mutilati: i negozianti, che si erano rifugiati alla pianura, nel paese dei Danakil verso l’Awasc, furono raggiunti e spogliati, e si racconta che un soldato solo abbia in quel giorno fatto bottino di 40 muli carichi di ottone e rame. Il grido delle vedette si faceva sentire ad ogni ora più vicino, avvisando gli abitanti di Gherfa di mettere in sicuro le robe loro e prepararsi alla fuga: tutto il giorno si stette in una ansiosa aspettativa, e verso sera gli abitanti di Malè, il villaggio dove io mi trovavo, partivano a frotte riparandosi verso le alture: io dovetti seguirne l’esempio, e mi mossi alla volta di Medina, la residenza del Governatore, abbandonando tutte le mie merci ed il mio bagaglio, che già da vari giorni avevo nascosti in una grotta ove pure il capo del paese aveva le robe sue. La notte dormii a metà strada, in casa di un negoziante di cui avevo fatta relazione, ma fu un continuo andare e venire di sentinelle, che portavano notizie sempre più allarmanti: all’alba il grido delle sentinelle annuncia che le truppe del Negus invadono la provincia, ed a questo grido tutti si danno alla fuga verso le cime più alte. Io arrivai sulle 10 a Medina, quasi spopolata,