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sa mandre di buoi, di capre o di montoni, e tutti ad una fuga disordinata, mentre all’intorno alla distanza di due o tre chilometri appena divampavano le fiamme dell’ incendio.

Si camminò o piuttosto si corse precipitosamente fra valli e dirupi dal mezzogiorno sino alle 4 del mattino appresso; e sempre la strada ingombra di animali, di femmine che si siedevano stanche e sfinite sotto i loro carichi, fanciulli lagrimosi, coi piedi sanguinolenti e gonfi, i quali si rifiutavano di procedere più oltre, inconsci del pericolo che li sovrastava: ma in questi casi i più non si preoccupano di chi resta, giacchè ciascuno ha troppo da pensare per sè; solo a quando a quando qualche pietoso si prende in collo un fanciullo per sollevarne la madre estenuata e affranta, che pur non ha la forza di balbettare un ringraziamento.

Ci fermammo nella provincia dell’Ucciale a Cattatae dove regna una squallida miseria, giacchè l’anno scorso toccò a questa provincia la sorte, che ultimamente è toccata alle province del Wollo e del Danè: non v’erano montoni, non granaglie da comprare, e quel pò di provvista, che ciascuno si aveva portato, spariva a vista d’occhio, cosicchè la maggior parte dovette pensare a contar le razioni per non rimanere poi a dente asciutto: rimanemmo fermi sino al giorno 7, ed il successivo eravamo di nuo-