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pure sono i tributi, i balzelli di ogni sorte, i centesimi, dico meglio, i miliardi addizionali che, peggio delle peggiori specie di ortiche e di gramigne, abbiano intristite e rese deserte le più fertili terre nostre, allontanando da esse i capitali. Questo è certo che il contadino non trova lavoro in Italia, o trova un lavoro scarsissimamente retribuito, sia perchè il proprietario non ha danaro, sia perchè invece di affidarlo alla terra, aggravata d’insopportabili pesi, preferisce depositarlo nelle più solide Banche, per avere, se non altro, una rendita anche meschina ma certa.

Per dar lavoro adunque al contadino, per troncare dalle radici il male dell’emigrazione, occorre grande affluenza di capitali in Italia; acciocchè, l’esuberanza di moneta, metta il proprietario in grado di poter combattere vittoriosamente, e riparare i danni che di continuo gli arrecano le tre insaziabili ed accanite sanguisughe sono l’Erario, la Provincia, il Comune!

E se è così, e secondo me non c’è da discutere, io sono convintissimo che il rimedio efficace, lo specifico contro la funesta epidemia dell’emigrazione dei contadini, sia la Società di colonizzazione agricola e commerciale.

Per coltivare le terre africane non solo non abbiamo bisogno di contadini italiani, ma faremmo male i nostri interessi se ci vo-