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miniera inesauribile, che in quella regione ci si aprirà il più largo campo di prosperità e di ricchezza nazionale.

L’Africa oggi ingoia i nostri milioni, ma non passerà molto, se noi sapremo e vorremo profittare, e ce li restituirà ad usura.

6. Non posso dar termine a questo ultimo capitolo senza cedere alla forte tentazione di rubare al mio amico Riccioli un suo sommario progetto per l’esportazione italiana. Il suo progetto, è vero, riguarda il commercio nostro con l’Australia, ma a me sembra che la maggior parte dei prodotti, annoverati dal Riccioli, si possono introdurre proficuamente anche in Africa.

Del resto essendo la Società da me propugnata di sua natura generale, e non determinata per una particolare regione, si potrebbe tentare d’iniziare con l’Australia il commercio dei generi proposti dal Riccioli.

Ecco senz’altro quanto egli ha pubblicato; ed i futuri componenti della Società di colonizzazione agricola e commerciale giudichino da sè della importanza della proposta del Riccioli, giacchè qualsiasi commento sarebbe superfluo.

«Noi abbiamo prodotti agricoli e minerali di prima necessità, ed in tale abbondanza e bontà, che tutto il mondo esplorato ha bisogno di provvedersene.

Gli Olî d’oliva per macchina e mangiabili — gli Zolfi — i sommacchi — i marmi ed u-