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na indeterminata quantità di generi, sui quali nessuna nazione può farci concorrenza. La concorrenza che invece facciamo no i alle altre nazioni stà soltanto nella nostra inerzia, nella quale fatalmente ci culliamo senza ricordarci che i nostri maggiori furono un tempo i più abili ed arditi iniziatori del mondiale commercio!

Non passo a rassegna tutti gli articoli che noi siamo in grado di esportare; mi limito soltanto ad additarne alcuni, la cui importanza merita speciale considerazione:

Olii di uliva. — Che noi siamo i più fortunati produttori di questo prezioso liquido, ognuno lo conosce.

Intanto vediamo esportare questo nostro prodotto dagli stranieri, non solo, ma ci tocca pure sottostare e subire la legge che c’impongono i loro mercati, comperando, alloraquando il nostro produttore, stretto dal bisogno, cede a prezzi talmente limitati, da non lasciarsi che il solo beneficio d’invertire in moneta il frutto della proprietà, senz’utili di sorta, e spesso per far fronte ad urgenze, come sarebbero quelle di soddisfare le imposte, o di dar luogo alla nuova produzione nei serbatoi che talvolta rigurgitano di una o più raccolte.

Quali danni apportino al produttore ed al Paese tali artificiali ristagni non occorre analizzarli.

Nell’Australia i nostri olii trovano un ri-