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ci del Rubattino, e chiesi di essergli presentato, ma mi si rispose ch’era ammalato. Consegnai perciò al Sig. Ofer, suo segretario, il mio progetto manoscritto e la memoria più volte citata, pregandolo di consegnarli al Rubattino medesimo e di tenerlo informato del mio piano.

Presentatomi di nuovo dopo tre giorni, il Sig. Ofer mi disse che il Rubattino si avea fatto leggere da lui, Ofer, i miei scritti sino all’ultima parola; avea trovato belle e grandiose le mie idee, ma che, per il gran lavoro e le gravi cure che gli cagionavano i cinquanta legni che avea in mare, non potea per allora occuparsi di altro. Insistei ancora per vedere personalmente il Rubattino, ma mi fu risposto che non era possibile, poichè era ancora seriamente ammalato.

Non appagandomi però le asserzioni del Segretario, e sospettando che la malattia potesse essere un pretesto per non farmi vedere il Rubattino, il giorno appresso mi presentai proprio al domicilio di lui. Fattomi annunziare, attendeva di essere introdotto alla sua presenza, ma invece ecco di nuovo il Sig. Ofer, il quale insiste su ciò che mi avea detto il giorno innanzi e sull’impossibilità di vedere il Rubattino, almeno per il momento.

Persuaso che, anche da quella parte, avrei perduto il tempo, lasciai Genova e partii per Caprera, dove arrivai il Capodanno del 1878.