Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/224

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dere il foglio tra gli altri giornali che erano sulla tavola.

— Si tratta di sostenere «Andreina» contro «Lazio», Napoli contro Roma, il Sebeto contro il Tevere, e tu sei troppo fortunato, Santa, per non arrischiare qualche migliaio di lire.

— A fare? — tornò a dimandare «u barone» che era rimasto colla mano sul foglio e cogli occhi smarriti nel vuoto.

— Usilli! — chiamò di Spiano nell’altra sala.

Il barone rimase col conte Ignazi, che avviò un discorso di cortesia.

— Voi dovreste venire una volta, barone, alla caccia della volpe nella campagna romana.

— Sì.

— Siete cacciatore, barone?

— Io?

— C’è molta passione di sport in queste provincie?

— Che!

— Noi romani molto. Sapete, «noblesse oblige».

— Lo credo.

Rientrò a tempo l’Usilli, che colla sua elettrica mobilità trasse l’uno e l’altro in una sala vicina, dove di Spiano stava persuadendo alcuni amici del club a scommettere per «Andreina».

Erano tutti infervorati nella discussione. Parlavano tutti insieme di «turf», di pista, di bel tempo, di «pesage», di razze, di cavalle, di belle donne, col fuoco che destano nei signori le questioni inconcludenti.