Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/167

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"Il pubblico inglese", soggiungeva l’ambasciatore, "si sente toccato nel vivo. Esso sa che sarà lui quello che, di buona o mala voglia, pagherà i cinque miliardi, o almeno il più grosso boccone dell’enorme bottino. La richiesta di capitali e di numerario che saremo costretti a rivolgere a tutti i mercati del mondo, ed all’inglese particolarmente, che è il primo, lo turba straordinariamente. Il pensiero che questo capitale, di cui i tralasciati lavori della pace aspettavano impazientemente l’impiego, è sul punto di essergli sottratto per ficcarsi nel tesoro di guerra d’un esercito ancora conquistatore, l’irrita e lo sdegna.... La City è come un formicaio su cui la Prussia ha posto il piede...." Ma forse l’immagine era più bella che fedele, o le formiche si sentirono impotenti contro il piede; perchè, ad eccezione d’un tentativo compiuto in extremis, "veramente molto insignificante e tardivo, per aiutarci ad ottenere la riduzione d’un miliardo" - sono parole del Broglie - e ad eccezione dell’offerta di favorire l’emissione del prestito, l’Inghilterra non seppe far nulla per moderare le pretese del vincitore. "Si può dunque dire", conclude amaramente il Thiers, "che, avendoci abbandonati, l’Europa è il vero autore del trattato che abbiamo firmato; trattato tanto crudele per lei quanto per noi, poichè i miliardi che dalla nostra cassa passeranno in quella prussiana