Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/245

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tima visione del cantore di Laura; scende poi, o per meglio dire ritorna nella verde Umbria e si ferma a contemplare il paesaggio francescano di Clara Scifi, la madre delle clarisse. Immagini singolarmente espressive egli trova anche per rivelare l’anima dei luoghi lamartiniani e stendhaliani, ma il suo più grande fervore è serbato all’Italia: «Italia, Italia», ripete col Byron, «tu fosti e sei sempre il giardino del mondo, la patria della Bellezza nell’arte e nella natura!...».

Un appunto, tuttavia, gli si potrebbe, o per dir meglio gli si poteva muovere fino a poco tempo addietro; perchè la sua visione del nostro paese è, talvolta, un poco quella della tradizione: una specie di «giardino di Armida» - giudica il protagonista dell’Amore sotto gli oleandri - un luogo, per conseguenza, dove non si fa altro che godere ed obliare. Sul lago di Como, nel bacino della Tremezzina, a Bellagio, «tutto è voluttuoso, tutto parla ai sensi, tra gente unicamente intenta all’amore ed al piacere»; a segno, che quando Lucilla ne fugge e prende una barca per guadagnare l’opposta riva, il barcaiuolo la guarda «con aria maliziosa» e le domanda: «Une histoire d’amour, n’est-ce pas, signora?....». Si potrebbe — si poteva — chiedere al Faure il ritratto di cotesto barcaiuolo, se lo stesso autore non avesse ora scritto altri due libri: i Paysages de