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ermanno raeli. 149

come una protesta: «Io non vorrei, intanto, che lei mi credesse un fatuo...» La contessa Rosalia fece dei segni di denegazione. «Bisognerebbe non conoscerla... Un tempo, viaggiò?..» — «E tornai completamente ricreduto sul conto di questa specie di distrazioni. Ho finito, guardi, per farmi una filosofia mia propria: trovo che il più saggio è di lasciarsi vivere, senza volontà...» — «È già averne una il non volerne avere...»

La contessa tacque un istante, quasi per godere della momentanea superiorità che la sua puntata le dava. Ermanno, inchinatosi, aveva detto, con un discreto sorriso: «Toccato!» trovando in quelle parole dell’amica un’allusione al proprio stato d’animo, alla dolcezza di cui si sentiva pieno, intanto che con un’ipocrisia della quale si rimproverava secretamente, parlava d’indifferenza e di rassegnazione... «Ha visto i d’Archenval?» chiese ad un tratto la contessa, fissandolo. «No, dall’altro giorno che siamo stati insieme.» — «Povera viscontessa!» esclamò la signora