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cupato di sè, «dunque, non le ha detto ancora nulla?..» — «Come avrei potuto?» riprese allora Ermanno, rapidamente, quasi ansioso di dir tutto e presto, «come avrei potuto, se io stesso non volevo credere a me stesso? se io non mi credevo degno di lei? se io non ardivo neppure sognare che ella si fosse accorta di me?...» — «E invece?» insisteva la contessa, col feroce bisogno di torturarsi. «Io non so... non posso sapere che cosa pensi di me la signorina di Charmory... So questo... che il pensiero di perderla...» — «Perchè non la sposa?»

Era ancor lei che formulava per la prima quella conclusione imposta dalla logica delle cose; ella ancora che preveniva il pensiero di Ermanno!... A misura che ascoltava la confessione di lui, che le si faceva manifesta l’intensità di quell’amore, ella si sentiva divenire estranea a lui, vedeva abolirsi ogni più ipotetico diritto sull’uomo che amava. Egli non poteva vivere senza la signorina di Charmory, Massimiliana era perfettamente libera