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cercava anzi di leggere nella fisonomia della signorina di Charmory l’impressione che l’accenno alla instabilità di quelle relazioni, al genere delle quali la loro propria apparteneva, avrebbe prodotto... Facendosi forza per non dimostrare la sua preoccupazione dinnanzi alla piega che prendeva il colloquio, Massimiliana aveva tentato di dare alle parole di Ermanno un significato diverso da quello che ella sentiva bene essere il proprio. «Sì,» rispose, «io divido il suo modo di pensare; è una vita affrettata, che finisce per produrre una vera stanchezza...» — «E un bisogno di quiete, di riposo, d’intimità vera ed esclusiva... Non pensa anche lei così?... Spesso i nostri giudizii s’incontrano...»

Ella scosse un poco la testa, senza dir nulla. Sentiva delle lacrime salirle agli occhi, che evitavano quelli di Ermanno e si rivolgevano verso i gruppi sparsi per il giardino, senza fissarsi in alcun luogo. Subitamente, la contenuta letizia di Ermanno era scomparsa. La tacita denegazione della signorina di Charmory,