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moreo, al seno palpitante, alla vita inarcata, al mistero di linee perdute, evanescenti... Ermanno aveva visto come una nebbia ondeggiargli dinnanzi. Passato, con un gesto lento ma sicuro, il braccio attorno alla vita di lei; presale, con l’altra mano, una mano, egli l’attirò a sè. Ella tentava inutilmente di sciogliersi da quella stretta sempre più fitta, di gettare indietro il capo per sottrarsi alla carezza del suo alito ardente... «Massimiliana!..» supplicava ancora egli, ma la parola si perdeva in un suono inarticolato, in una specie di sordo bramito... «No... non come...» gemè ella, in una repentina rivolta di tutto il suo essere, risentendosi in preda alla forza del maschio, e appena le labbra di Ermanno ricercarono avidamente le sue, si era accasciata sul sedile, priva di sensi.

Incapace di dire una sola parola, Ermanno aveva portata una mano ai capelli, come se volesse strapparli. Rapidamente, la reazione era sopravvenuta, con l’orrore dell’atto commesso. Egli contemplava livide e smorte quelle