anacronismo che in quella natura fuor del
comune non doveva stupire, egli amò del fanciullesco, ingenuo e timido
sentimento quando per ogni altro uomo non ne è più la stagione. La sua
adolescenza solitaria e selvaggia non era stata visitata da fantasmi
poetici; ma, per quelle leggi d’equilibrio e di compenso che sembrano
estendere il proprio impero dal mondo della materia al mondo dello
spirito, la poesia del cuore, alla virtù della quale egli pareva essersi
sottratto, lo invase quando fu immerso nei più prosaici e disgustosi
amori. Come la confusione provata una volta lo aveva spinto a trarre la
propria mente dai limbi dell’ignoranza, così il turbamento sentimentale
redense l’anima sua. Da un giorno all’altro, per un tempo non breve,
nessuno più lo riconobbe: lasciate le indegne compagnie, fuggite le vili
occupazioni, con una reazione imprevedibile non visse se non di sogni,
di pura contemplazione, di adorazione muta e discreta; non altro
proponimento lo animò se non quello di rendersi, con una vita esemplare,
degno della creatura amata. L’incanto si ruppe e il malefizio tornò ad
operare su lui quando, per la tirannia dei parenti, la principessa
Caterina andò sposa al generale Borischoff, governatore di Kiew. Allora
gl’impeti selvaggi, le convulsioni violente tornarono ad assalirlo; ma,
cosa strana, non gli presero immediatamente la mano. La sincerità del
suo ravvedimento, la capacità sentimentale del-