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iv. il «cinque maggio» 149

tutta la serie che opera con forza concentrica e condensata. Lo sviluppo nasce da’ rapporti, ravvicinamenti o contrasti di que’ fatti, tempi e luoghi diversi, costretti dall’immaginazione a riunirsi intorno ad una sola immagine.

Prendete il preludio, che comincia con suono di «gran cassa», il quale continua sino alla fine: perché qui, vi ho detto, c’è un sol motivo, una corda unica che vi tira fino all’ultimo, senza lasciarvi un momento di riposo: e già vedete là il sistema de’ ravvicinamenti. Napoleone è morto: «Ei fu»!

Ma a proposito, tra le altre nostre umiliazioni ricordo questa: un critico nostro volle fare un esame del Cinque Maggio, dimostrando esservi molti errori di grammatica. E diceva — «Ei fu». Chi «ei»? Secondo la grammatica il pronome si riferisce ad un nome detto innanzi: ora innanzi ad «ei» è il Cinque Maggio; dunque, il Cinque Maggio fu! — .

Questo stesso critico diceva a proposito di quella strofa:

      E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli ecc.

— Ma questa è situazione da caporale, non da generale in capo. Giacché il caporale bada a tutti questi movimenti — .

Dunque: «Ei fu». Chi «ei»? Non è solo l’«ei» del poeta, ma quello di cui tutti parlavano, per cui tutti erano commossi. Fin dal principio avete un ravvicinamento gigantesco: qui il cadavere, là la terra così stupita, muta ed immobile che rassomiglia al cadavere.

Questo potrebbe parere qualcosa che oltrepassa il vero. Ma vediamo: ci sono certe statue in scultura, che vedute da vicino sembrano sconciature, e da lontano acquistano proporzioni naturali, come le statue della piazza del Plebiscito e i due cavalli di bronzo. In poesia accade lo stesso. Certe colossali concezioni, esaminate a freddo, dopo l’impressione immediata dei fatti, vedute con seconda impressione, sembrano cose grottesche, innaturali, come sembravano a quel critico che non sentiva piú l’impressione immediata. Ma le concezioni colossali della poesia ve-