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iv. il «cinque maggio» 153

        Ora, ripigliando il cammino e ritornando là donde ci eravamo mossi, che cosa è il Cinque Maggio? C’è un contenuto religioso? C’è il sentimento del soprannaturale? Tutto ciò che di religioso vi ha messo Manzoni, è la sostanza della poesia? No, un semplice involucro, la cornice del quadro. Sapete che i santi sono rappresentati con intorno un’aureola; ebbene, che cosa è questo Cinque Maggio? È la statua di Napoleone con quell’aureola postavi dal poeta: quell’aureola è la cornice, il quadro è Napoleone. E che cosa è questa immagine di Napoleone? È Napoleone come è concepito dal popolo, una forza vuota che vi imprime l’effetto del maraviglioso.

Capite ora perché il Cinque Maggio sia riuscito la poesia più popolare in Italia, non solo rispetto alla lirica arcadica ed accademica, ma anche rispetto alla lirica di Foscolo e di Parini, la quale s’indirizzava ad un circolo ristretto di lettori, non penetrava negli strati inferiori della società. Questa è la prima poesia popolare in Italia, ed è stata tale anche fuori: in Germania se ne fecero cinque traduzioni. Goethe ne fece la prima. Alfieri, Parini, Foscolo, vi rappresentano un mondo non intimamente collegato colle tradizioni e coi sentimenti popolari, che richiede un sentimento sviluppato, abitudine di pensare molto svolta per essere gustato. Ecco perché in Italia non avevamo ancora letteratura popolare né in prosa né in poesia. Pregio di Manzoni è l’aver trovato il modo di rendere popolare la poesia lirica.

Cosi egli è il vero creatore della poesia popolare, come sarà il creatore della prosa popolare.

Continueremo nelle seguenti lezioni a studiare come allontanandosi l’ideale del Manzoni a poco a poco dalla astrazione, giunga in fine ai Promessi Sposi, il suo capolavoro.


        [Ne La Libertà, 21-22 febbraio 1872].