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v. alfieri e manzoni 157

di nuovo contenuto, tante nuove viste originali, c’è un sistema che contraddice tutte le regole e opinioni ricevute, che naturalmente doveano produrre grande impressione. Uno di quelli che provarono questa impressione fu il giovane Alessandro Manzoni, ed essa è visibile in lui quando non solo si osservano le sue poesie, ma si leggono i suoi discorsi e articoli critici. C’è una parte in cui cita le opere de’ fratelli Schlegel come opere di gran merito. Bisogna conoscere tutti questi fatti speciali per comprendere la nuova forma della tragedia storica, di cui ora ci occuperemo, concepita dal Manzoni in contraddizione alla tragedia classica.

E come della tragedia classica Alfieri è il principale rappresentante, se non per merito poetico, per averla spinta all’ultima esagerazione; la tragedia storica di Manzoni ha il suo contrapposto nella tragedia alfieriana.

Per comprendere quindi la forma che Manzoni dà alla sua tragedia storica, vediamo prima quale sia la forma della tragedia di Alfieri, per poi conoscerne la differenza, paragonandole.

Alfieri quando vuol comporre una tragedia ha innanzi un ideale, mettiamo l’ideale del padre, del tiranno, della madre (Merope), del ribelle a Dio, come Saul. A lui non importa se questo ideale sia più o meno conforme alla storia; prende il nome, prende i fatti principali dalla storia: per tutto il resto lavora lui, mira a raccogliere in un personaggio tutte le qualità che possono rappresentare nella sua ultima potenza l’ideale che gli fluttua nella mente.

Ricordatevi qui che con tale processo si credeva una volta costruire il Bello. Si diceva che un famoso pittore greco avesse innanzi sette od otto belle giovani e da ciascuna prendesse le parti più belle, e poi come in una combinazione chimica, mettendole nella storta, ne usciva il Bello. In certo modo, la maniera come allora si costruiva l’ideale somigliava a questo processo.

Prendiamo per esempio che Alfieri voglia rappresentare il tiranno. A lui poco importa che Filippo II storicamente sia simile al suo ideale: non gl’importa. Filippo fu un tiranno: questo