Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/402

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396 nota

Manzoni ad un mondo di aride dottrine, la severità del mondo positivo. Ma il Tasso volendo contrapporsi al mondo cavalleresco dell’Ariosto produce un mondo cavalleresco egli stesso, e quand’egli vede la Gerusalemme Liberata ricercata da’ suoi contemporanei non per la parte religiosa, ma per la parte romantica ed artistica, per l’Armida, per l’Argante e per la Clorinda etc. egli si ribella contro il suo poema, e predominato dalla sua intenzione storica lo rifà in tutto il suo organismo, e lo chiama la vera Gerusalemme, che i posteri hanno qualificato per falsa, ritenendo per vera la prima. Imperocché nella vera Gerusalemme la parte artistica, per far risaltare la religiosa, divenne arida, ed egli, il Tasso, profanò la sua prima e bella creatura. E così del pari il Manzoni voleva fare il suo un mondo storico, ma tirato dall’arte, lo fece artistico. Ma fra l’uno e l’altro v’ha questa differenza, che Manzoni non guastò come Tasso la sua creatura, ma la rifece un poco, aggiungendo un tal sapore toscano, e forse a torto: ma egli non crea de’ nuovi Promessi Sposi, sebbene respinga quasi il parto del suo genio in un discorso, dicendo che il romanzo non corrisponde alla sua intenzione, e che ancorché bello, egli lo ripudia. Ma donde nasce che egli non ha raggiunto il suo scopo, forse per difetto di sentimento storico? No, basta, o signori, leggere quel romanzo per riconoscere l’uomo che ha studiato per tre anni quel tempo.

Se noi ne chiediamo a Manzoni la ragione, egli vi risponde che non ha raggiunto il suo scopo, perché è impossibile raggiungerlo, perché gli è assurdo che l’arte e la storia vadano di conserva, e che l’una deve prevalere sull’altra; ed allora vi sarà la storia, o l’arte, ma non vi sarà mai un romanzo storico. E noi rispondiamo che non è vero quello ch’egli dice, che non è assurdo, e che l’arte può far tutto, essa può raggiungere un fine storico, filosofico, e perfino geografico. Leggete il viaggio di Anacarsi, quello di Platone in Italia del nostro Cuoco, le Lettere Persiane, leggete i versi di Portoreale, che nella mia fanciullezza hanno tormentata la mia memoria, ed io vi dico che questa è arte messa a servizio della storia, della geografia, della lingua. Che cosa sono i viaggi di P. Cook? P. Cook ci fa comprendere in una forma artistica, e però meno nojosa, i costumi dell’America. Ma osservate che l’arte serve ad un patto, che neghi, cioè, se stessa come sostanza, e si contenti d’essere parte formale come nel viaggio di Anacarsi dove è l’arte come forma piacevole che attenua la noja di studii geografici. Se Manzoni dunque avesse voluto raggiungere il suo fine storico, avrebbe potuto farlo, e con un viaggio per esempio fatto in Lombardia, o per mezzo di dialoghi avrebbe potuto descriverci i costumi di quel tempo, e così di seguito.

Ma il Manzoni è artista, e che cosa fa egli? Crea una concezione altamente artistica in cui risplende un mondo ideale altamente poetico e che non ha niente che fare col secolo XVI; mondo che si può