Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/415

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nota 409

immaginando il loro dolore. Ora supponete che l’autore voglia rappresentare questi fatti con le impressioni de’ danneggiati, si metterà egli nella condizione dei lettori? V’ha certi fatti, o signori, che se per la prima destano indignazione, ripetuti diventano fatti ordinarii. Ora naturalmente si pensa che i soldati cercano fortuna, e si ride su quelle cose che prima facevano inorridire; e se l’autore avesse voluto rappresentare que’ fatti con la prima impressione avuta da’ contadini di Lecco,- si sarebbe messo in contradizione coi lettori presenti. Ond’è che il Manzoni cerca d’introdurre il comico in quel racconto, e vi dice che quel borgo aveva l’onore di alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnuoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre, e sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l’uve, e alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia. Vi presenta in somma come benefício quello che non era che oppressione e delitto. Or questo modo di rappresentare i fatti è il rappresentarli secondo il mondo de’ lettori.

Guardate pure quel momento quando Lucia si è persuasa,- dietro l’escandescenza di Renzo, di andare in casa di Don Abbondio; dopo che Renzo dice: «Signor curato, in presenza di questi testimoni, quest’è mia moglie», e che Lucia aveva potuto appena profferire «questo è...», Don Abbondio addivenuto coraggioso per paura, buttando per terra libro, carta, e la lucerna, imbacuccando Lucia col tappeto, chiama Perpetua, e poi grida a’ ladri; l’autore si ferma a questa scena e dice: «Renzo che strepitava di notte in casa altrui e che vi si era introdotto di soppiatto, ha tutta l’apparenza d’un oppressore, eppure, alba fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure in realtà, era lui che faceva un sopruso». E soggiunge: «Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo». L’impressione che produce questa frase è che non c’è niente di più vero pure oggi, — del fatto reale contro la sua apparenza, e l’ironia — che così andava nel secolo XVII — fa sì che quella scena tragica degenera nel comico, mettendosi così in comunione con lo stato dell’animo degli spettatori presenti.

Ora avviene, o signori, che se il più delle volte conviene abbassare la temperatura artistica, in altre conviene elevarla perché il grado della temperatura de’ lettori è più avanzato. Quel momento per esempio, in cui Renzo, Agnese e Lucia debbono allontanarsi dalla patria loro! Ebbene che cosa avete voi? Tre contadini,- tre persone del popolo, che certamente non sono al livello de’ lettori intelligenti. Vediamo che cosa fa Manzoni? I tre viaggiatori entrano nel battello; non tirava un alito di vento, ed il lago sarebbe parso immobile, se non fosse stato