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il tremolare e l’ondeggiar leggero della luna; essi con la testa voltata indietro guardavano i monti ed i paesi rischiarati dalla luna; si distinguevano i villaggi, le case, le capanne ed il palazzotto di Don Rodrigo, con la sua torre piatta, che elevandosi sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce, che ritto nelle tenebre, in mezzo ad una compagnia d’addormentati vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vede e rabbrividisce, e scendendo con l’occhio giù per la china scopre la sua casetta, scopre la chioma del fico, che sopravvanzava il muro del cortile, scopre la finestra della sua camera, posa il braccio sulla sponda, sul braccio posa la fronte, come per dormire, e piange segretamente. E poi, e Renzo ed Agnese? Silenzio sepolcrale: voi ci avete in quel silenzio l’espressione degli uomini del popolo.

Ebbene qui l’autore interviene per mettere in comunicazione quegli uomini col mondo de’ lettori, e fa l’«Addio» di Lucia. Lucia quando guardava que’ luoghi cari per memorie pensava forse? No, signori, ella piangeva; l’autore vi dice cose che quella giovinetta non dice a se stessa, e vi traduce quelle rimembranze in linguaggio poetico.

«Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto dei suoi più famigliari; torrenti de’ quali distingue lo scroscio,- come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti, addio!...

Addio, casa natia, dove sedendo con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore di un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa-, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio!»

Tutto questo movimento lirico non si poteva certamente operare nella testa d’una popolana, ed è l’autore che rialza quella temperatura bassa fino al grado di quella de’ lettori. Voi non troverete nella poesia italiana antecedente un poeta che si metta così direttamente in comunicazione con i lettori, che vi spieghi e vi sminuzzi il vero come il Manzoni; e per noi non è più un mistero la popolarità de’ Promessi Sposi, perché Manzoni è il poeta che si mette in comunicazione con tutte le classi popolari, ritraendo tutto dal vivo — e per questo riguardo non possono mettersi nemmeno in confronto le popolari Mie prigioni di Silvio Pellico.

Qual’è ora la conseguenza che nasce da tutto ciò che abbiamo detto?

Nel Manzoni voi avete tre grandi centri: quello del bene, rappre-