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120 giacomo leopardi
Il piangere del Petrarca era vita, credeva all’amore. Beato lui,
A cui fu vita il pianto!

      Colombo scoperse ignota immensa terra. Più la scienza conosce il mondo, e più il mondo s’impiccolisce, sottratto a’ sogni leggiadri e alla lente d’ingrandimento della immaginazione.

                    A noi ti vieta
Il vero appena è giunto,
O caro immaginar...

Ariosto era il poeta dell’immaginazione. La vita si componeva di mille vane amenità. Spogliato il verde alle cose, che resta?

                                        Il certo e solo
Veder che tutto è vano altro che il duolo.

Anche Torquato ebbe le sue illusioni, e le perdette tutte; amore, ultimo inganno di nostra vita, lo abbandonò. E allora il mondo gli parve un deserto, e il nulla ombra reale e salda. Il mondo voleva dargli la ghirlanda, ed egli domandava la morte.

Oggi è peggio ancora. Il grande e il raro ha nome di follia; i sommi non sono invidiati, sono non curati; più de’ carmi si ascolta il computare. Codarda età, dov’è un miracolo che sia potuto nascere Alfieri;

    .    .    e nullo il seguì, ché l’ozio e il brutto
Silenzio or preme ai nostri innanzi a tutto.

Un risetto ironico è la chiusura, con una ripigliata un po’ stanca di esortazione agl’italiani in forma scettica:

Questo secol di fango o vita agogni
E sorga ad atti illustri, o si vergogni.