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Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/133

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xiii. 1820-21 - progetti 127

rismo e il vaporoso romanticismo, con tante lotte e dispute letterarie sulle quistioni più elementari, ammirerà lo sguardo chiaro e profondo di questo giovane, e la sua libertà e originalità di giudizio. Aveva costume di notare i suoi pensieri, e doveva già averne fatto una bella raccolta, perché spesso rimette a quelli i lettori, come dove parla della commedia italiana.

Di abbozzato ci erano pure certe sue «prosette satiriche», Il disegno apparisce da queste parole a Giordani (6 agosto):

Quasi innumerabili generi di scrittura mancano agli italiani, ma i principali sono il filosofico, il drammatico e il satirico. Molte e forse troppe cose ho disegnate nel primo e nell’ultimo; e di questo (trattato in prosa alla maniera di Luciano, e rivolto a soggetti molto più gravi che non sono le bazzecole grammaticali a cui lo adatta il Monti) disponeva di colorirne qualche saggio ben presto.

Scrivendo al Giordani, butta fuori tutte quelle sue idee sulla nostra letteratura, che allora andava accennando nei suoi schizzi e pensieri. Voleva scrivere «dialoghi satirici alla maniera di Luciano, ma tolti i personaggi e il ridicolo dai costumi presenti, o moderni», e applicati a soggetti importanti, e non a «bazzecole grammaticali», come aveva fatto il Monti. Questi dovevano essere «piccole commedie o scene di commedie», provandosi così di dare all’Italia un saggio «del suo vero linguaggio comico, e in qualche modo anche della satira».

Già da qualche tempo gli brulicava nel cervello un nuovo esemplare di prosa, come s’è visto. Ora le sue idee sono più determinate, e intorno alla materia e intorno alla forma. Innanzi tutto, al filologo succede il filosofo. Lascia stare i comenti promessi al Mai, e i suoi studi «non cadono oramai sulle parole, ma sulle cose». E continua così in una lettera a Giordani del 20 novembre 1820:

Né mi pento di aver prima studiato di proposito a parlare, e dopo a pensare, contro quello che gli altri fanno; tanto che se adesso ho qualche cosa da dire, sappia come va detta, e non la metto