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xx. 1824- le «annotazioni» | 175 |
Chiunque stima che nel punto medesimo che si pubblica il Vocabolario d’una lingua, si debbano intendere annullate senz’altro tutte le facoltà che tutti gli scrittori fino a quel punto avevano avute verso la medesima; e che quella pubblicazione, per sola e propria sua virtù, chiuda e stoppi a dirittura in perpetuo le fonti della favella; costui non sa che diamine si sia né vocabolario né lingua né altra cosa di questo mondo.
Nota macchie di parecchi francesismi nella Coltivazione dell’Alamanni e sregolatissime costruzioni e forme di ogni genere: ma questi difetti «arricchirono straordinariamente il predetto poema di voci, metafore, locuzioni, che quanto hanno d’ardire, tanto sono espressive e belle; e potrebbero giovare, non solamente agli usi poetici, ma gran parte di loro alla prosa».
Leopardi non ha avuta altra occasione di esprimere il suo pensiero sopra questa materia. Ne parla poco e a sprazzi, quasi per riempire l’aridità delle citazioni, senza intenzione di farci