Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/79

Da Wikisource.

x. 1818 - le due canzoni 73

contuttociò non dispero di soffrire anche di più: non ho ancora veduto il mondo, e come prima lo vedrò, e sperimenterò gli uomini, certo mi dovrò rannicchiare amaramente in me stesso, non già per le disgrazie che potranno accadere a me, per le quali mi pare d’essere armato di una pertinace e gagliarda noncuranza, né anche per quelle infinite cose che m’offenderanno l’amor proprio, perché io sono risolutissimo e quasi certo che non m’inchinerò mai a persona del mondo, e che la mia vita sarà un continuo disprezzo di disprezzi, e derisione di derisioni; ma per quelle cose che m’offenderanno il cuore: e massimamente soffrirò, quando con tutte quelle mie circostanze che ho dette mi succederà, come necessariamente mi deve succedere e già in parte m’è succeduta, una cosa più fiera di tutte, della quale adesso non vi parlo.

Qui non troviamo alcun segno di vanteria o di calore artificiale; anzi, in quei frequenti «quasi» e «mi pare» si vede una espressione cauta e misurata; c’è una freddezza e una precisione e una semplicità terribile.

Le ultime frasi pare che alludano a disinganni nell’amicizia e nell’amore, e l’amicizia e l’amore erano la sola consolazione a quel cuore malato e avido d’affetto.

Sopporterò, poiché sono nato per sopportare; e sopporterò, poiché ho perduto il vigore particolare del corpo, di perdere anche il comune della gioventù: e mi consolerò con voi, e col pensiero d’aver trovato un vero amico a questo mondo, cosa che ho prima conseguita che sperata.

Questa lettera, scritta il 2 marzo 1818, è il ritratto di quel giovane a venti anni, fatto da lui stesso.

E chi la paragoni con l’altra pure al Giordani del 30 aprile 1817, vedrà la differenza. Ivi è il giovane pieno ancora d’illusioni, che gareggia con l’illustre uomo di acutezza e di dottrina, e nell’ardore della disputa espansivo e caldo. Qui è già l’uomo, formato così e così, e che non muterà più, profondamente consapevole della sua infelicità e, ciò che è più, delle sue illusioni, pure con l’animo superiore alla natura e agli uomini, dai quali non aspetta che disprezzo. Questo giovane ran-