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106 la giovinezza

vecchio menava in famiglia giorni annoiati e malinconici. Il suo umore vivace e allegro mal vi si piegava, e divenne violento e talvolta manesco. Io pensai di chiamarlo a me e alleviargli la vita. M’era anche una buona compagnia allegra.

In quel maggio mi separai da Enrico e presi casa in via Rosario a Porta Medina, numero 24. La casa era bene aerata e piena di luce; c’era un salotto molto capace, dove pensai di tenere la scuola. Quell’andare e venire da San Potito a vico Bisi, mi annoiava fieramente. Poi mi pareva maggior dignità avere la scuola in casa. Diedi una bella stanza da letto a zio Peppe, e io mi rannicchiai contentone in uno stanzino oscuro. Quel bravo Marchese non tenne a vile di venire in casa mia tutti i mercoledì per la traduzione, e io non pensai punto che gli potesse dispiacere, così eravamo uniti di spirito.

Zio Peppe era di conversazione piacevole, franco, impressionabile, di primo moto. Portava assai bene la sua sessantina: alto e corputo, quasi gigantesco, e quando poneva sul suolo quelle gambe rotonde e piene, il suolo pareva gli tremasse sotto. Aveva una bella testa, sempre ritta; il viso rubicondo e gli occhi arditi; la cera benevola e l’anima piena di affetto. Facile all’ira, si calmava subito. Coltura e ingegno non ne aveva molto, e stava innanzi a me con qualche soggezione. Gli piaceva un buon bicchier di vino; andava in brio e ciarlava volentieri delle sue gesta, e quando vedeva spuntare me, diceva: — Zitto, che viene Ciccillo — . Io era il suo contrapposto: severo, di poche parole, non facile ad aprirmi; del resto, lo sentivo assai volentieri. Enrico era della compagnia. Talora l’andavano stuzzicando, ed egli si esaltava e diceva le cose come le sentiva, alzando la voce anche per via. Le persecuzioni politiche e il lungo esilio non l’avevano piegato.

Allora si sentiva nell’aria qualcosa di nuovo. Si vedeva un po’ allargarsi quell’atmosfera plumbea che pesava sopra tutti e ci tenea chiusa la bocca. Già alcuni nomi di patrioti reduci all’esilio si mormoravano sotto voce: nella nostra ammirazione primeggiava Poerio. Nei primi anni sentivo imprecazioni contro i Carbonari, e io me li dipingevo come cosa diabolica. Ma il