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130 la giovinezza

che portava spesso alla digressione o distrazione, al troppo e al vano. Sul numero e sulla scelta degli accessorii mi giovò assai il Beccaria, quantunque non approvassi quel suo ridurre lo stile quasi a un meccanismo. La forza è il rilievo della chiarezza, e si ottiene mediante il parallelismo o il contrasto o l’urto delle idee, che ti fanno balzare innanzi una nuova idea improvvisa, quasi una sintesi che si affacci nello spirito stimolato e percosso dall’analisi.

Andavo accompagnando queste teorie con esempli e applicazioni copiose, quasi sempre nuove. A me era di stimolo la mia opposizione alla corrente. Non s’imparavano che forme, e io tirava gli spiriti a guardare sotto di esse le cose. L’effetto era maraviglioso. Io stesso non mi rendevo conto di questa maraviglia, e neppure i giovani. Era una ginnastica intellettuale, che acuiva l’intelligenza e spoltriva l’immaginazione. Avvenivano nuove rivelazioni. Quando mi veniva alle mani un lavoro che usciva dal comune, la faccia mi raggiava, e dicevo: — Ecco una nuova rivelazione — . La lettura del lavoro finiva tra i battimani e i mi rallegro.

Un giorno di vacanza mi trovavo alla Prefettura vecchia. Faceva un caldo grande; era nelle prime ore vespertine, quello che in Napoli si chiama la controra. Io era volto verso casa, e mi frullava pel capo la lezione del di appresso. Stavo per infilare la strada che mena alla Posta, quando vidi una laida vecchia che mi faceva l’occhiolino, e io voltai la faccia con disgusto. Ma lei mi si accostò dicendo: — Bel cavaliere, volete voi accompagnarmi? In questa maledetta Napoli le donne non possono andar sole — . Mi venne in pensiero: la bella giovinetta, che ha paura di andar sola! Ma rimasi a bocca chiusa, e lei senza più mi si mise sotto il braccio. Mi tirò a dritta della Prefettura, per una brutta discesa, ch’io non avevo vista mai. E cammina cammina, mi trovai ingolfato tra vicoli fetenti che vedevo per la prima volta. — Ma dove andiamo? — , diss’io infine, rinnegata la pazienza e turandomi il naso. E lei, con la vocina rauca di uno strumento scordato, disse: — E mi volete lasciar così in queste brutte vie, signor cavaliere? — Io ansava per il caldo, avevo riti-