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la rettorica 141

sintesi è la cosa guardata non nelle sue particolarità, ma nel suo tutto e nelle relazioni con le altre cose: relazioni di somiglianza, di differenza e di contrasto.

Le così dette figure rettoriche così come i tropi, non sono che l’espressione di queste relazioni, e hanno in esse la loro verità. Venni all’esame di queste figure, e le ridussi in categorie, secondo le relazioni che esprimono, guardando dal di dentro al di fuori, come avevo fatto con le forme grammaticali, con la lingua e con lo stile. Mi fermai molto sui contrasti o antitesi, flagellando il loro abuso, massime quando lo stile a contrasti sia divenuto una maniera dello scrittore: il qual vizio io chiamai la più grave malattia dell’intelletto, che, appagato in quei riscontri o raffronti o paralleli delle cose, non posa in alcuno. Biasimai soprattutto la critica dei paralleli, come quella che rimaneva alla superficie, toccando delle cose non la loro sostanza individua, ma le loro attinenze. Compiuto questo lavoro sulle figure, notai ch’elle non sono solo mezzi di stile, come le avevano considerate i retori, che le veggono solo nelle parole e nelle frasi. Le figure entrano nell’organismo stesso della composizione, e sono il modo di concepire e di guardare le cose nelle loro somiglianze, differenze e opposizioni. Esse dunque sono il processo delle cose nel loro tutto e in ciascuna parte. Addussi molti esempi di queste figure, sia nell’intimo stesso della concezione, sia nei singoli periodi. Questo lavoro parve nuovissimo, specialmente per le applicazioni.

Conchiusi che la rettorica, attirando l’attenzione sopra forme esteriori alle cose e appariscenti di falsa luce, indirizza la gioventù alla menzogna, e la svia da’ forti studi, guasta l’intelletto e il cuore. Dissi il simile di quelle figure che hanno la loro radice nell’immaginazione e nel sentimento. — Buttate al foco le rettoriche, — dicevo, — e anche le logiche. Ci vuole il verbum factum caro, la parola fatta cosa. Studiare le cose, questa è la vostra rettorica. Le cose tireranno con sé anche le forme, le quali solo in esse e con esse sono intelligibili. Lo studio isolato delle forme aduca l’intelletto al vacuo. Solo nello studio delle cose lo spirito esercita ed educa tutte le sue forze, e a questa educazione dee provvedere la scuola.