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quella peste di oltralpe, ch’è il gallicismo; ma il romanticismo è peggio, perché se quello vizia la lingua, questo rode come un tarlo la mente. Chiamava bolle di sapone, fuochi fatui quello che oggi si direbbe eccentricità e fosforescenza. Ripeteva in caricatura la famosa frase, che non bisogna tarpar le ah al genio. E quanti genii, gridava, ci sono oggi piovuti di cielo! Scribacchiatori pullulati come vermi dalle cloache, degna loro stanza. Ciò che più gli spiaceva ne’ romantici, era la dismisura negli affetti, ne’ caratteri, nell’intrigo, nella favola. Perciò ne voleva al Verri ed al Guerrazzi, e lodava la semplicità del Manzoni, che da persone di umile condizione, com’erano Renzo e Lucia, avea saputo cavare potenti effetti. Nella semplicità voleva il rilievo, e perciò motteggiava la Monaca di Monza del Rosini e le Guerre civili del Davila: — Quel loro scrivere mi pare una piscia, con riverenza parlando — . Lodava molto il Ranieri, ma notava non so che concetti nella sua prefazione al Leopardi, e non so che situazione violenta nell’Orfana della Nunziata, che avea fatta una grande impressione, non solo come un’opera letteraria, ma ancora come un’azione coraggiosa. Comparivano certe leggende e novelle in pura lingua e in terso stile, ma non avevano grazia presso lui, per la natura dell’argomento; e diceva della Isolina di Roberto Savarese, ch’era scritta assai bene, ma che c’era non so che puzzo di romanticismo, qualcosa della Ildegonda e simili piagnistei.

Pure il Marchese poteva andar contento dell’opera sua. Attorno a lui stavano riverenti i più colti e stimati uomini della città: il marchese di Montrone, i fratelli Baldacchini, il Cappelli, il Campagna, l’Imbriani, il Poerio, la Guacci, il De Vincenzi, il Savarese, il Gasparrini, lo Scacchi, il Cassola ed altri, che non mi vengono sotto la penna. Molti letterati di altre parti d’Italia gli facevano plauso. La sua scuola avea già messo buone radici fino nei seminari più ritrosi. Mi ricordo il seminario di Cava, dove il Marchese era spesso invitato e festeggiato. I suoi libri di testo erano sparsi nelle piú lontane scuole. Ultimamente avea posto mano ad un dizionario domestico, che venne subito in favore presso gli studiosi. Fiorivano molte scuole a sua imma-