Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/179

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il genere narrativo 173

4. Le regole sono anch’esse lavoro posteriore all’arte, e perciò sono anch’esse astrazioni. Le regole più importanti non sono le generalità, che si accomodano ad ogni contenuto, ma sono quelle che traggono il loro succo ex visceribus causae, dalle viscere del contenuto.

5. Perciò il vero in arte non è assoluto come nella scienza ma è relativo al contenuto, nelle condizioni in cui lo concepisce il poeta. Le rappresentazioni poetiche sono vere, anche quando il contenuto è riconosciuto falso. Gli Dei non esistono più innanzi alla nostra coscienza, ma restano immortali in Omero.

6. Il poema epico suppone una storia tradizionale, contemperata con l’atmosfera sociale in cui vive, il poeta, e con le qualità del suo ingegno. Suppone anche tutto un ciclo di poesie anteriori, una lunga e lenta elaborazione della materia, alla quale esso dà l’ultima forma.

Queste considerazioni, ch’io trovo nei sunti lasciatimi dai miei discepoli, sembrano oggi luoghi comuni. E questo è il progresso. Ciò che un giorno è una tesi lungamente dibattuta e studiata, fra venti anni diventa un luogo comune, che sarebbe pedanteria dimostrare e illustrare. A quei tempi queste cose parevano bestemmie a molti; e io mi trovavo tra due fuochi, tra i classici e i romantici, o quelli almeno che si decoravano con questo nome senza alcuna serietà di studi. L’impostura è cosa vecchia. Anche allora si empivano la bocca di autori neppur leggicchiati, e si apriva facile mercato di scienza raccolta negli indici e ne’ dizionari.

A quel tempo correvano certe opinioni tenute dogmi, nelle quali io stesso era cresciuto. Lascio le più dozzinali e pedantesche, che si connettono ai primi anni de’ miei studi scolastici. Pochi anni più tardi ero pieno di molte opinioni apprese nella scuola del Puoti, e ancora più nelle rettoriche e poetiche dal Cinquecento in poi. Il discorso del Tasso sul poema epico era per me un oracolo; mi piaceva anche la Perfetta poesia del Muratori, leggevo le opere del Castelvetro, e mi stillavo il cervello in quelle sottigliezze. Pure ressi alla fatica, e v’imparai molti fatti peregrini, grammaticali e poetici. La Ragion poetica del