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la scienza dell’essere 203

sione: il negare della ripulsione astratta; esse sono come limitazione e dovere; indivisibili e supponentisi; ciascuna è per mezzo dell’altra: la ripulsione come il porre de’ molti, l’attrazione come il porre dell’uno, questa negazione de’ molti, quella negazione della loro idealità nell’Uno. Ma questa loro mediazione per l’altro è negata, e ciascuna è mediazione di sé con sé. La Ripulsione non è un relativo ad altro esistere, ma si rapporta solo su di sé: il repellere è quello dove gli Uni si manifestano e ritengono come tali, dove sono; il loro essere, rapporto su di sé, è la stessa ripulsione. L’attrazione è l’idealità essente in sé degli uni, che come uni indifferenti fra loro sono lo stesso. Di qui l’unità del loro concetto. Ciascuna contiene in sé l’altra come momento, e suppone se stessa: l’uno si pone come il negativo di sé o ripulsione, ma questo supposto è lo stesso che il supponente, l’attrazione. Poiché ciascuno è in sé solo momento, gli Uni passano gli uni negli altri, si negano e si pongono come l’altro di sé: l’Uno come il moltiplice, e questo come l’uno; ma nel porsi ciascuno si rapporta su di sé, si continua nel suo altro: e l’uscir fuori di sé (ripulsione) e il porsi come Uno (attrazione) sussiste indiviso. Cosi l’Uno come infinito, posta negazione della negazione rapportantesi su di sé, è la mediazione, ond’esso scaccia da sé il suo assoluto o astratto essere altro, i Molti (se stesso), e in quanto si rapporta negativamente a questo suo non-essere, e lo toglie, è esso solo rapporto su di sé. L’Uno è perciò solo questo Diventare, in cui tali determinazioni sono tolte, sparenti, momenti (immediato ed esistente); e il risultato, l’essere, che nella instabilità do’ suoi momenti concorda con sé nel semplice immediato, è l’Essere per sé tolto, la Quantità.