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78 la giovinezza

fissata per la lezione mi parve una eternità. Quando venne l’aiutante, respirai e scesi frettoloso, a capo basso. Quella prima giornata non avea niente di trionfale; pochi badarono a me; l’aiutante mi si mostrò freddo. Aggiungi che l’aiutante mi disse: — Signor maestro, — appena con un cenno di capo, mentre si levò il berretto gallonato con un profondo saluto e con un - Signor professore, — quando entrava il mio successore. Questa differenza tra maestro e professore non era solo di stipendio, ma di grado e di dignità, ciò che mi pungeva.

La sera, caduto dalle nubi dorate delle mie illusioni, fui in casa di monsignor Sauchelli, maestro come me, e di lettere come me. — Monsignore, — diss’io, — i vostri alunni sono così birichini come i miei? — Egli indovinò, e fece una risata, guardandomi con una cera di benignità equivoca, che il sangue mi fuggi dal viso. — Tu hai poco mondo, — disse lui, prendendomi la mano; — non occorre che tu la prenda così sul tragico; ti spiegherò io la cosa — . E mi narrò che il mio predecessore era un tal Carlo Rocchi, un povero prete più che sessagenario, messo al ritiro, divenuto zimbello di quei ragazzi vivaci. — Così tu li trovi male avvezzi. Poi, ci sono i soffioni che cospirano contro il marchese Puoti, e fanno la sua caricatura presso quei giovanetti, e dicono che un giorno si lasciò dire che il vero maestro dee far le chiose al libro. Mi sono spiegato? — Capisco perché gridavano: chiosa, chiosa. — Poi, — disse lui, squadrandomi da capo a piè, — tu non hai cera imperatoria; il tuo contegno è troppo umile, troppo semplice; con quei monelli si vuole stare in guardia, essere bene apparecchiato, non andare alla buona — . Segui snocciolandomi consigli buoni quanto inutili. La natura mi aveva fabbricato così, e a farle contro era peggio.

Il dì appresso andai prevenuto e apparecchiato. Volevo fare l’aspetto imponente; ma in quella imponenza non c’era la calma, e c’era una stizza ridicola. Alzavo la voce, e quelli facevano coro. Talora il baccano era tale, che correva l’aiutante con in bocca un: — Cosa c’è? — Minacciava il piantone; ma quelli così piantati facevano tanti attucci col viso, che ridevano tutti, e io non sapevo perché, e m’irritavo piú. Quando io non capivo, facevo