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i26 la poesia cavalleresca

bello; le gemme sono per lei l’ideale della bellezza, e l’Ariosto rappresenta il Paradiso terrestre come le si presenta:

     Zaffir, rubini, oro, topazi e perle
E diamanti e crisoliti e iacinti
Potriano i fiori assimigliar che per le
Liete piagge v’avea l’aura dipinti...

Non guarda alla spiritualità della bellezza, la materializza, v’insinua una certa morbidezza, una certa voluttà. Astolfo incontra san Giovanni evangelista, che l’informa della sua missione: — Ti credi un buffone? No, sei un grand’uomo— .

Gli danno una bella stanza per la notte, e fieno per l’ippogrifo, e gl’imbandiscono pomi così squisiti che Astolfo trova scusabili Adamo ed Eva. Ecco dove va a finire questo Paradiso terrestre:

De’ frutti a lui del Paradiso diero
Di tal sapor, ch’a suo giudicio, sanza
Scusa non sono i duo primi parenti,
Se per quei fur si poco ubbidienti.

Soddisfatti i suoi bisogni naturali, Astolfo va con san Giovanni nella Luna. Nasce una delle invenzioni originali dell’Ariosto. È originale non l’invenzion badiale di salir nella Luna, ma il crear la Luna, dandole un concetto ed un soggetto. Un viaggio nella Luna costituisce l’oltreterrestre, cui ricorrono i poeti per fissar l’attenzione sull’infinito e l’indefinito della vita nostra, per esempio, «bellezza divina» è una forma indeterminata necessaria ai poeti per collocare ciò che veggono in un mondo superiore; ma non possono determinare, devon rimanere nei vaporoso. Nessuno ricorda come Dante abbia determinato Giove, Marte o Saturno; del Paradiso dantesco vi rimangono i caratteri generali dell’oltreterrestre.

L’oltreterrestre non serve solo a rappresentar l’ideale, ma anche la vita terrena satiricamente: i poeti hanno immaginati altri mondi per mettervi la caricatura del nostro. Voltaire, in