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i44 la poesia cavalleresca
E qui ti vo’, prima che ’l sol tramonte.
Provar ch’al tuo signor sei stato infido;
E che non merti, ché sei traditore.
Fra questi cavalieri alcuno onore.

È una sfida brevissima. Non ha più né le armi né la spada di Ettore. Ha delle armi procurate. Ruggiero è coperto d’armi incantate; ha Balisarda, che ucciderebbe Orlando, il fatato. Visto Rodomonte, dite: è un uomo perduto. Rodomonte rompe la lancia sullo scudo di Ruggiero, che gli passa lo scudo e l’avrebbe ucciso se avesse avuto lancia più forte. Sembra un duello senza interesse. Eppure, non ve n’è altro più interessante. Dopo tanti duelli, questo è tutto nuovo. Ariosto non è stanco; egli non dorme mai; è sempre fresco e giovane.

Gli accidenti del duello nascono dalla forza e dal coraggio di Rodomonte, che non è vinto da Ruggiero ma dal fato. Le peripezie del duello nascono dal suo orgoglio indomabile. Rodomonte percuote invano, Ruggiero gli fora le armi. Rodomonte reagisce contro il destino. Getta lo scudo, prende la spada a due mani e comincia a picchiare sul capo di Ruggiero; lo stordisce, ma al terzo colpo la spada si rompe sull’acciaro incantato. Un guerriero assennato avrebbe strappato Balisarda. Ma il securo Rodomonte corre addosso a Ruggiero:

Gli cinge il collo col braccio possente;
E con tal nodo e tanta forza afferra,
Che dall’arcion lo svelle, e caccia in terra.


Ruggiero è a piedi, illeso e armato. Rodomonte, a cavallo, ferito e senza spada, l’urta col cavallo, che Ruggiero ferma, e ferisce Rodomonte:

E di due punte fè sentirgli angoscia,
L’una nel fianco e l’altra nella coscia.


Rodomonte gli menava con l’elsa in capo. Ruggiero lo tira di cavallo.