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tutte le sue azioni. Nessuna transazione. Gioacchino gli conferisce una baronia. La ricusa. Ferdinando gli dá il comando generale delle armi. Lo rifiuta. Si combatte in Ispagna ed in Portogallo? Pepe va in Ispagna ed in Portogallo. La Grecia insorge? Pepe offre i suoi servigi alla Grecia. Parigi si vendica in libertá? Pepe è a Parigi patrocinatore della rivoluzione italiana. Giá grave d’anni, questa lucidezza di mente, questa prontezza di volontá non lo abbandona ancora. Nel ’48 è proposto a Ministro? egli parte per i campi Lombardi. Vengono richiamate le sue genti dallo spergiuro re? La Halle esita e si uccide; Pepe si risolve e si chiude in Venezia. Thibaudeau, suo amicissimo, è fatto senatore? Gli disdice la sua amicizia. Lamartine, ch’egli tanto ammirava, abbandona l’Italia? Non rivede piú Lamartine. Il 2 dicembre riempie d’orrore l’uomo dabbene: fugge Parigi e viene a morire in Torino. Qui almeno vi è ancora una bandiera che ci ricorda l’Italia; qui l’indipendenza italiana non è uno sterile e tardo ripiego di re straniero nell’ultima disperazione; ma idea vivente, consacrata dalla morte di un re italiano, e tramandata in ereditá insieme col trono.

Soldato nel ’99, capo nel ’20, nel ’48 fu il padre della nostra rivoluzione. Ci sono certi vecchi venerabili, tradizione vivente del passato, a cui la nuova generazione si piace di dare questo dolce nome. Quando le milizie napolitane si ritrassero nel regno, i piú arditi e intelligenti lo seguirono in Venezia: amarono meglio di essere disertori del re che della patria loro. Guglielmo li raccolse intorno a sé e li amò come suoi figliuoli. Egli era infralito dalla grave etá, ma aveva il cuore ancor giovane, ancora il suo cuore di sedici anni. E compiacevasi di mirare sé in costoro, di ricordare la sua giovinezza in quei giovani cosí fidenti, cosí caldi di vita. Guglielmo Pepe morendo ha lasciato in dono all’Italia quest’eletta famiglia educata da lui, tanta speranza del nostro avvenire. E mi pare che noi non l’abbiamo perduto del tutto, quando io penso che in loro egli vive ancora. In questi tempi di violenze e di delitti, quando l’uomo di spada è cosí spesso allettato ad abusare della forza, e si fa trarre da basse voglie ambiziose; o voi, che vi chiamate figliuoli di Guglielmo Pepe, voi la