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Questa vita menava D’Azeglio dal maggio all’ottobre. L’inverno si levava col lume e rifaceva i suoi studii. Si dié ad imparare l’italiano e le lingue moderne, la storia d’Italia, la nostra letteratura e la nostra vita. Allora era molto in voga lo studio del medio evo. Era una specie di reazione a quella storia greca e romana alla quale si attribuivano quelle ubbie rivoluzionarie che avevano guasti i cervelli. E per racconciarli si raccomandava il medio evo, che rappresentava la grandezza del Papato e il diritto divino, e se n’era cavato non so qual sistema fra il mistico e il feudale, che dovea essere il catechismo della nuova generazione, il medio evo della ristorazione.

Ma non ci è sistema, né storia che possa fermare il sole, voglio dire il corso fatale delle cose. L’Italia vivea oramai in tutte le intelligenze e l’intelligenza è quella che fa la storia. D’Azeglio studiò il medio evo a modo suo e s’incontrò con altri scrittori italiani. Costoro foggiarono un medio evo della rivoluzione italiana, dove scrittori, principi e guerrieri, parlano il nostro linguaggio ed operano e vogliono secondo i nostri desiderii. Cosi lo cercò e lo scoperse Massimo d’Azeglio; cosí lo rappresentò ne’ suoi quadri e ne’ suoi romanzi.

E che cosa erano i suoi quadri? Erano una storia del medie evo ad uso degl’italiani del suo tempo. Erano la disfida di Barletta. Erano la battaglia di Legnano. Erano i brindisi del Ferruccio innanzi alla battaglia di Gavinana. Erano la battaglia di Gavinana. Piú tardi furono le piú amene fantasie dell’Ariosto, l’Ombra dell’Argalia, il Duello tra Ferraú e Orlando, Astolfo che insegue le Arpie, Sacripante ed Angelica, Bradamante. Piú tardi, la difesa di Nizza contro Barbarossa e contro i Francesi, la battaglia di Torino, la battaglia dell’Assietta. Milano accorreva ogni anno all’Esposizione di Brera, e vi trovava un nuovo quadro dell’Azeglio, e vi trovava sotto gli occhi dell’Austria un nuova frammento della grandezza nazionale, una nuova protesta contro la dominazione straniera.

Un giorno l’artista disegnava la Disfida di Barletta, e giunto al gruppo di mezzo si arrestò pensoso, come mal contento: e se io vi scrivessi su un romanzo! disse a se stesso. Questa di-