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36 la poesia cavalleresca
Le frutte dopo al mangiar gli donai.
Perchè il convito s’avessi a fornire — .
E, mentre che dicea questo al pagano,
Frusberta sanguinosa tenea in mano.


Quest’ultimo movimento vi presenta un misto di plebeo, proprio a lui, e di nobile. La vita di Rinaldo è in questo contrasto.

Ma Pulci non è ricco, non ha tutte le corde del comico; possiede solo il comico plebeo, basso, buffonesco, triviale. Quindi il suo personaggio principale non è Rinaldo, che conserva sempre una certa nobiltà, ma Morgante.

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Nell’esame di tutti gli elementi del Morgante, ho espressamente messo da canto il soprannaturale, che sta da sé. Il soprannaturale è il principio movente di tutti i poemi epici e cavallereschi; giacché un poema, sia epico, sia comico, ha per condizione il maraviglioso, vale a dire una successione di fatti che non stia in rapporto coll’ordine volgare degli avvenimenti, con la plate réalité. Vi è dunque in lui il germe del sublime e del ridicolo, giacché il sublime quando non gli si ha più fede divien ridicolo.

Difficilissimo è a rappresentarsi il maraviglioso, giacché dev’esser una cosa di sopra dell’ordine naturale e dev’essere creduta dal narratore; ove il rappresentatore non vi creda, il sublime si trasforma irresistibilmente nel ridicolo. Mettete il caso che vi si parli d’un miracolo; ove lo crediate, voi ammirate e v’innalzate al di sopra dell’ordine logico e scientifico; ove non ci crediate la sola narrazione del miracolo in sé basterà per renderlo ridicolo.

Di che natura è il maraviglioso del Pulci, sia naturale sia soprannaturale? Non è serio, ma buffonesco. Un gigante arrandella Rinaldo e poi si rintana in una buca. Rinaldo con un