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64 la poesia cavalleresca

uno scopo ridicolo, e termina ridicolmente. Gradasso, scavalcato dopo tante gradassate, da un buffone, è una profonda ironia della vita. L’avventura di Angelica, che, morto il fratello, sparisce, mediante l’anello, dalla vista de’ cavalieri che si percuotono per lei, è ridevolissima. Ma, mentre il contenuto è buffonesco, quanta serietà e giudizio nella rappresentazione.

Comincia con una festa ed una giostra, per presentarvi e farvi conoscere i personaggi, anzi che agiscano. Né solo fate la loro conoscenza personale tra’ bicchieri e tra’ brindisi. Questi sette canti sono destinati a conoscere il personale del poema. Vi trovi Angelica e il suo contrapposto, Malagigi, che, rivaleggiando di magia, sono le due potenze soprannaturali del poema. Vi fa conoscere il terreno su cui accadranno gli avvenimenti, Francia e Spagna. Anche i particolari, gl’incidenti e gli accessori servono a qualche cosa, gettano i semi degli avvenimenti successivi. Ranaldo, che motteggia Gano nel banchetto, vi mostra la prima origine dell’odio fra le case di Maganza e Chiaromonte, ch’è una delle chiavi del poema. Tutto questo è fatto seriamente. Metteva gran cura alle più minime cose. Soleva nella bella stagione ritirarsi a Scandiano, un suo castello, e li domandava il nome a ciascun suo vassallo, affinché potesse sceglierne di belli pe’ suoi personaggi: in premio, la massima parte de’ suoi nomi è rimasta popolare, tanto corrispondono bene alla natura de’ personaggi. Una volta, rimase più giorni scervellandosi, come un padre di famiglia, che debba battezzare il figliuolo, per trovare un nome ad un guerriero che fosse forte di membra, feroce e millantatore: trovatolo, ordinò che tutte le campane del castello suonassero a festa. «Habemus pontificem!».

Pure, Boiardo ha avuto il maggior castigo possibile. Cinquant’anni dopo, un fiorentino bizzarro e spiritoso, avvedutosi della discrepanza fra il buffonesco del contenuto e la serietà della forma, ritenendo il primo cambiò la seconda. Aggiunse il colorito, cangiò qualche frase, alterò la fine di qualche episodio; e, con questi pochi tocchi, quella grave epopea è divenuta un poema buffonesco per eccellenza. E questa alterazione era