Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/110

Da Wikisource.

[ 7 ]

PIER DELLE VIGNE1


La rigidezza straordinaria di questo inverno non mi ha consentito d’incominciar prima queste lezioni; e forse mi sarebbe stato impossibile il farlo in quest’anno se non me ne avessero agevolato il modo alcuni, la piú parte piemontesi, con una loro soscrizione. Concedetemi, o signori, che pubbliche grazie io renda a questi gentili, di tanto piú che la loro intenzione va al di lá della mia persona. Ciascun secolo ha il suo Beniamino, il suo scrittore prediletto: vi fu l’etá del Petrarca, del Metastasio, del Tasso: oggi è l’etá di Dante. I Francesi accorrevano, non ha molto, plaudenti alle lezioni di Ozanam, appassionato interprete di Dante; il Foscolo ed il Rossetti hanno reso cosí popolare in Inghilterra la Divina Commedia, che mi ricordo aver veduto viaggiatori inglesi errare pei colli di Sorrento col loro Dante in tasca, e nella villa di Napoli giovinette inglesi, sedute accanto ad una statua o ad una fontana, starsi assorte nel loro piccolo Dante, contemplando pensose Matilde e Beatrice. Ed oggi, forse in questo stesso giorno ch’io parlo a voi, il Göschel sta spiegando in Berlino la Divina Commedia ad un numeroso uditorio in presenza di un’augusta persona, ed oggi forse il nostro Dall’Ongaro in Brusselle fa battere le mani a Dante dal popolo belga. Questo, o signori, che pei forestieri è una letteraria ammirazione, per noi è qualche cosa di piú, un sacro dovere; e i miei gentili amici hanno

  1. Prima lezione del secondo anno di un Corso sopra Dante fatto dall’autore in Torino, i855.