Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/13

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«epistolario» di giacomo leopardi 7

vita comune, e gli affari e le commissioni particolari, e facezie e scherzi, a cui egli inchinò talora l’animo austero per compiacere al suo Carlo, alla sua Pilla, o al suo fratello Pierfrancesco, tutto vano del suo canonicato. Alcuni schivi avrebbero voluto che questa parte fosse lasciata stare in dimenticanza: ma noi non osiamo biasimare il giudizio o piuttosto l’affetto di Pietro Giordani, che volle tutto raccogliere del suo Leopardi, anche le cose minime e di poco pregio: con quella riverenza che l’esule serba e tien caro ogni menomo nulla della sua patria diletta, che non spera piú rivedere.

[Nel «Cimento», Torino, a. IV, s. IV, vol. VII, pp. 3-9, i856].