Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/133

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la «divina commedia» versione di lamennais i27

sca. Quindi egli procede a tentoni; alcune parti tratta inutilmente, trattate giá, e bene, da altri; alcune quistioni importantissime risolve con un si e no, con leggerezza; e quando talora mostra di voler dire alcuna cosa di nuovo, mentre noi guardiamo quel pezzo di cielo, giá ci si oscura dinanzi. Allorché io veggo un argomento trattato da uno scrittore, soglio farmi questa domanda:— In quale stato era prima questo argomento? che cosa è divenuto? — Ebbene le quistioni intorno a Dante rimangono ancora le stesse: il Lamennais vi è passato, e non vi ha lasciato alcuna orma. A che scrivermi una vita di Dante? Poteva rimettere il lettore a Cesare Balbo, o anche al Villemain, che lo ha guardato da un lato solo, ma bene. La vita di Dante, come storia de’ suoi casi, è una parte giá esausta della materia, e se pure vi è qualche quistione di fatto ancora mal ferma, come il tempo in cui cominciò la Divina Commedia, il Lamennais non so n’è dato briga: egli ha raccolto fatti notissimi. La vera vita di Dante, che rimane a fare, è la storia della sua anima, è il determinare il suo ingegno, il suo carattere, le sue passioni: è il fare di prospetto un ritratto che gli scrittori finora ci presentano di lato. Questa è la parte nuova della materia: il Lamennais non l’ha veduta. A che farci un indice ragionato delle sue opere? Parlarci del Convito significa esporci la poetica di Dante. Parlarci della sua lirica significa mostrarci la prima forma sotto la quale apparisce il suo ingegno poetico, ecc. Queste sono le parti della quistione non tocche; tutto l’altro è tritume. Ci era egli bisogno del Lamennais per sapere che il canto è naturale all’uomo, e perciò la poesia è la parola cantata, cosa che egli amplifica con un po’ di rettorica, come se non fosse questa una di quelle veritá, che si debbono oramai accennare come risultati senza fermarvisi piú che tanto? Ci parla del misticismo dell’amore dantesco. In veritá non ne valeva la pena, dopo Opitz ed Ozanam. Si è troppo abusato di questa parola. Ciò che piú importa è il mostrarci sotto quel misticismo la profonda realtá della passione, che comunica a quello il movimento e la vita. S’imbatte in una questione capitale, nel simbolismo politico, nel sistema del Rossetti. L’autore lo accetta, piú affermando