Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/22

Da Wikisource.
i6 saggi critici

alla natura dell’azione. È lo scultore che doma la rozza materia, e v’imprime la maestá di Giove o la bellezza di Apollo; o, per dire piú propriamente, è il Poeta sapiente innamorato del suo pensiero, che meditando crea: qualitá distintiva della moderna poesia, nella quale l’ispirazione move dalla piú alta metafisica, e la coscienza accompagna col suo sguardo tranquillo l’accesa fantasia dell’Artista. La barbarie è raggentilita dal pensiero. Ma perché dovrei farne biasimo a Schiller? Se vi manca la veritá storica, vi è la veritá eterna. Ermengarda, perché difforme dai tempi in cui l’ha collocata il poeta, è forse meno una delle piú delicate e gentili creature della nostra poesia? Il Guglielmo Tell rimarrá monumento immortale d’artistica perfezione; o consideri la sapienza del disegno, o l’armonia dei caratteri, delicate gradazioni di un solo carattere, o il popolo svizzero vero protagonista del dramma, o la rapiditá dell’azione non impedita da’ lunghi discorsi e dall’analisi rettorica de’ sentimenti, o la maravigliosa pittura de’ luoghi e de’ costumi, o la veritá del dialogo, o la nobile semplicitá del linguaggio, o la infinita diligenza in ogni piú menomo particolare: esemplare stupendo di correzione e di buon gusto di un ingegno maturo. L’anacronismo invero è quasi inevitabile nella condizione de’ nostri tempi. Senza tradizioni e senza patria il nostro dramma non è che un mero lavoro di fantasia, separato dalla realtá della nostra vita. Vi assistiamo a diletto; né l’idea può potentemente agitare gli spettatori, se non quando è divenuta costume, sentimento, popolo: l’idea nuda, solitaria, contemplazione di pochi magnanimi, esser può argomento solo di nobilissima lirica. Nel dramma il poeta è costretto o a farne un tipo generale e astratto, nudo di ogni colorito locale, come in Vittorio Alfieri, solitario amante di un popolo futuro; o, volendo rimanere nei termini della realtá, dee mal suo grado trasportarsi in tempi diversi, e contemplare altre idee ed altri costumi. Immensa opera di fantasia! Ma il presente incalza il poeta, e inconsapevolmente si mesce ai suoi personaggi: il marchese di Posa parlerá il nostro linguaggio innanzi a Filippo II. Date alla idea una patria, e l’anacronismo cesserá, ed il dramma sará nazionale. Bene in-