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92 saggi critici

Prati arido? sembra un paradosso; ma guardate dunque al di lá della buccia. Avvezzi a porre lo stile nelle frasi e nelle parole, noi chiamiamo arido uno scrittore che proceda rapido e conciso: e in questo senso chi piú arido del Machiavelli o di Dante o di Tacito? E chiamiamo ricco un discorso copioso e fiorito, senza por mente che cosa vi si cela al di sotto. I nostri poeti arcadi esprimevano la loro povertá poveramente; ed erano detti aridi. E forse che il Frugoni è meno arido, perché vi ruba la vista de’ suoi cenci, stordendovi col fragore della voce? È una povertá dissimulata sotto il rumore delle parole. L’ariditá conduce a due difetti, alla ridondanza ed alla gonfiezza: poiché, come dice col suo buon senso Falstaff, la povertá gonfia l’uomo. Nessuno fa piú il bravo del poltrone; nessuno fa piú il divoto dell’ipocrita; la civetteria della forma è una denunziatrice ironia. In questo lavoro non vi è creazione e quindi non vi è fantasia, intendendo per questa parola quella potenza creatrice, che noi troviamo in Omero, in Dante, nell’Ariosto, le tre fantasie del mondo. Vi rimane una facoltá inferiore, piuttosto immaginazione di fantasia, la quale consiste in dare una forma a tutte le cose, secondo che le ci si presentano innanzi, l’una appresso l’altra. Prati ha una viva immaginazione, e per questa facoltá è forse il primo poeta di second’ordine che sia oggi in Italia. Egli non sa accomodarsi alla povertá; e quando alcuna cosa gli esce un po’ gretta, in luogo di rifarsi sul fondo e lavorarlo, si travaglia intorno alla frase, si ch’ella riesca splendida e magnifica. Quella pienezza di epiteti, quel rimbombo di suoni, quello splendore di elocuzione lo abbaglia e lo appaga, e gli nasconde la sua ariditá: e qual meraviglia?

La bête ignore l’homme, et l’homme ignore Dieu.

L’immaginazione non comprende la fantasia; Monti non comprendea Leopardi1. In questo campo angusto dell’immaginazione, venuta meno quell’onnipresenza e simultaneitá d’ispi-

  1. È noto che il Leopardi indirizzò al Monti con una sua lettera (i2-ii-i8i9) la Canzone sull’Italia, e che questi non si degnò pur di rispondergli.