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schopenhauer e leopardi 121

mondo con la bacchetta dell’idea! Vorrei aver vent’anni di meno col giudizio d’ora. Se i giovani potessero leggere nell’avvenire!

D. Ma Arturo, giovine ancora, vi lesse con molta chiarezza, e, disprezzando il disprezzo de’ contemporanei, si appellò all’avvenire. E questo avvenire, dopo tanti disinganni, sembra sia giunto oramai, se debbo giudicarne da te e da molti altri che pensano allo stesso modo.

A. Destino singolare dell’uomo, che non comprende il vero se non quando è troppo tardi.

                                    .  .  .  .  .  .  E quando
Del vergognoso errore
A pentir s’incomincia, allor si muore.
                              

Metastasio è una penna d’oro, e il suo buon senso vai piú che l’intuizione e la dialettica. Fossi rimaso col mio Metastasio che mi pose in mano un dabben zio! Ma sai cosa è. I propagatori del falso sono animati da un genio direi infernale, e sanno a maraviglia l’arte di menar pel naso i gonzi, che sono i più; laddove l’amico della veritá è modesto, semplice e non ha fortuna.

D. È proprio il caso. Senti in che modo Schopenhauer stesso spiega il perché del lungo obblio in che lo hanno tenuto i contemporanei. Si sono scritte tante storie di filosofia, ed in tutte trovi fatta menzione di mediocrissimi, e di Schopenhauer non una parola: diresti che ne abbiano paura. E ti vien sospetto che sotto ci giaccia una cospirazione, la piú formidabile che possa uccidere un uomo, quella del silenzio. D’altra parte in tutte si fa molto strepito intorno a Fichte, Schelling, Hegel vantati come gli educatori del genere umano.

A. O piuttosto i carnefici. Perché sono loro la causa prima per la quale tanta gente si è ita a fare ammazzare. Ed io, mentre parlavo dell’assoluto, ci ho perduta la barba.

D. Ciarlatani e sofisti, dice Schopenhauer1, e «non filosofi,



  1. Appendice al suo Schizzo di una storia della teoria del reale e dell’ideale.