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quindici a vent’anni, la nuova generazione: i predestinati del ’48 e del ’6o. Migliaia di giovani dalle provincie piombavano ogni anno in Napoli, ed eran chiamati dal popolo gli «studenti» ed anche i «calabresi». Venivano da’ seminarii, portandosi appresso come trofei i libri imparati, il padre Soave, l’abate Troisi, il Portoreale, l’Eineccio, la geometria di Euclide, la Storia greca e romana di Goldsmith, Tasso e Metastasio; venivano in Napoli «per compiere gli studi», come dicevano, ed imparare la professione. Napoli era la cittá del sole, il faro che dovea guidarli alla gloria, il progresso. Ed il progresso era allora incarnato in un uomo, nel marchese Puoti. Di scuole pubbliche ci era appena il nome; l’Universitá era deserta: insegnava lettere italiane un tal canonico Bianchi, il quale pagava lui i due o tre suoi studenti; di lettere latine era maestro Lucignano, e di diritto di natura un abate Cutillo; Manfré rappresentava la medicina, e Pugnetti la giurisprudenza; Galluppi e Nicolini non erano ancora venuti su. I tempi sospettosi: impossibile ogni libertá di pensiero; inceppato ogni movimento letterario o scientifico; il progresso erasi andato a rifuggire sotto quest’umile insegna : «Scuola di lingua italiana del marchese Puoti».

Ma non importa che il progresso pigli questa o quella forma, anche la piú umile e la piú innocua : ci è sempre sotto esso e tutto esso. La nuova generazione per poter sviluppar le sue forze ha bisogno di trovare innanzi a sé un passato da combattere, un avvenire da conquistare. Allora il passato si chiamava il seminario, l’istruzione provinciale; il progresso si chiamava il purismo, la scuola di Basilio Puoti. Questo santo nome, che i napoletani ricorderanno sempre con riverenza, era la bandiera intorno a cui si raccoglieva la gioventú, e questo nome significava libertá, scienza, progresso, emancipazione, lotta contro il seminario, aspirazioni ancora indistinte a nuove idee, a nuova civiltá. Il purismo fu il primo atto di questo gran dramma compiuto al ’6o; il primo segno di vita che dava di sé la nuova generazione volgendo le spalle al seminario.

È superfluo notare che di tutte queste grandi conseguenze e di questi profondi significati non ne sapeva nulla né il mar-