Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/281

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settembrini e i suoi critici 275

La forma del Boccaccio è voluttuosa. Questa forma è cosi descritta da Paolo Emiliani Giudici:

Il maggiore, e forse il solo vizio che l’offende, sta in quelle contorsioni di periodi, in quelle giravolte sdolcinate, in quel voluttuoso disseminare di particelle significanti nulla, che ora legano ora slegano i membretti, sia per solo amore di armonia, sia per presentare il pensiero in tutti i lati, e non solo esprimere l’idea, ma le ideette che vi rampollano intorno; ed è tal vezzo leggiadro, tal vezzo artificiato, che solo che avanzi di un capello, come lo provò il folto e belante gregge de’ suoi imitatori, diventa smorfia insoffribile.

Il Settembrini trova che questo non è un vizio, ma una virtù, e dice a questo modo:

La rettorica c’è, ma piace; le trasposizioni ci sono, ma c’è ancora nel periodo un’onda sonora, un’armonia, una commettitura nelle parole, certi troncamenti, certi suoni, certi balzi, e strisciare e saltare e dondolarsi, e come il camminare di una donnetta che tutta si spezza nella vita. Questo nel Decamerone mi piace, e fuori il Decamerone no. Perché dunque mi piace? Se ne trovo una cagione razionale, questi difetti saranno bellezze.

Il Boccaccio è il pittore della voluttá! Il voluttuoso cerca la quintessenza del piacere in ogni cosa, la trova dove altri non crede, nelle vesti, dipinte a varii colori, ne’ cibi, negli odori, in tutto; e come la trova, ei la sugge a poco a poco perché ella duri: quello che per altri è niente, per lui è prezioso, ed ei vagheggia quel niente, e vorrebbe averne diletto con tutti i sensi: quello che per altri è prezioso, perché nutre l’intelletto, per lui è niente; ne spreme un po’ d’essenza piacevole, se ve n’è, poi lo getta via. La espressione della voluttà deve essere anch’ella voluttuosa, vezzosa, senza quella semplicitá che, se è bellezza per l’intelligenza, è rozzezza pel senso; dev’essere abbagliante, manierata, abbigliata ed azzimata come persona voluttuosa. E cosí è stata necessariamente, ed è. Gli erotici greci che dipingono l’amore voluttuoso, sono tutti ammanierati nello stile e nella lingua. Gli Amori di Luciano è la piú manifatturata delle sue opere; gli Amori di Dafni e Cloe furono scritti da Longo Sofista con molte svenevolezze, e tradotti da Caro con molta ciarpa.