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62 saggi critici

bassa passione, lontano parimente da ogni jattanza: non vi è il fremito e la spuma della collera, ma la quieta temperanza di un animo virile. Recherò ad esempio le prime strofe in cui si parla del giuramento. Gl’italiani non vi sono rappresentati nell’atto della collera, con gesti incomposti, con grida selvagge, con occhi scintillanti; ma in attitudine scultoria, «assorti nel nuovo destino», presenti a sé stessi e consapevoli, con gli sguardi rivolti al Ticino, ’come a fatto irrevocabile, parati al sacrifizio, sospinti da dovere e non da inimicizia. Il giuramento non viene da entusiasmo poco durabile, ma da calmo e solenne proposito; onde le ultime parole, che precedute da vanti e da furori produrrebbero il riso, trovano fede ed inteneriscono, come ciò che è vero e sentito:

                                    O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol!
                              

Cosi i dolori del popolo lombardo sono rappresentati con la sublime semplicitá di Silvio Pellico; quanto men concitata è la narrazione, tanto piú solenne è il rimprovero. Il poeta non mira a destare rabbia contro gli oppressori, ma compassione verso gli oppressi: onde in mezzo al clangore delle spade spira non so che di tenero e di flebile che commove senza infiacchirti.

                                         Cara Italia!  .       .       .       .       .
.        .        .        .       .       .       .       .
Dove ha lagrime un’alta sventura,
Non ci è cor che non batta per te.
     Quante volte sull’Alpi spïasti
L’apparir d’un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne’ deserti del duplice mar!
                              

Sono rimembranze di dolori, d’illusioni, di desiderii congiunte con la fermezza e La santitá del proposito; nasce per questo popolo pietá, ammirazione o rispetto.

Tale è il linguaggio nobile che il Manzoni tiene agli Italiani. Nello stesso tempo egli volge la parola al Tedesco, non come