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vi - il trecento 135


secondo prova questa perfezione essere incarnata nell’impero romano, sospeso, non cessato, perché preordinato da Dio; nel terzo stabilisce le relazioni tra l’impero e il sacerdozio, l’unico imperatore e l’unico papa.

L’eccellenza della monarchia è fondata sull’unitá di Dio. Uno Dio, uno imperatore. Le oligarchie e le democrazie sono «polizie oblique», governi «per accidente», reggimenti difettivi. Fin qui tutti erano d’accordo, guelfi e ghibellini. Non ci erano due filosofie: le premesse erano comuni ai due partiti.

E tutti e due ammettevano la distinzione tra lo spirito e il corpo, e la preminenza di quello, base della filosofia cristiana. E ne inferivano che nella societá sono due poteri: lo spirituale e il temporale, il papa e l’imperatore. Il contrasto era tutto nelle conseguenze.

Se Io spinto è superiore af corpo, dunque, conchiudeva Bonifazio ottavo, il papa è superiore all’imperatore. «Il potere Spirituale — dic’egli — ha il diritto d’instituire il potere temporale e di giudicarlo, se non è buono. E chi resiste, resiste all’ordine stesso di Dio, a meno ch’egli non immagini, come i manichei, due principi; ciò che sentenziamo errore ed eresia. Adunque ogni uomo dee essere sottoposto al pontefice romano, e noi dichiariamo che questa sottomissione è necessaria per fa Salute dell’anima».

Filosofia chiara, semplice, popolare, irresistibile per il carattere indiscusso delle premesse, consentite da tutti, e per l’evidenza delle conseguenze. Quando lo spirito era il sostanziale e il corpo in se stesso era il peccato, e non valea se non come apparenza e organo dello spirito, cos’altro potevano essere i re e gl’imperatori, che erano il potere temporale, se non gl’investiti dal papa, gli esecutori della sua volontá? I guelfi, che, Salve le franchigie comunali, ammettevano premesse e conseguenze, erano detti «la parte di santa Chiesa».

Dante ammetteva le premesse, e, per fuggire alla conseguenza, suppone che spirito e materia fossero ciascuno con sua vita propria, senza ingerenza nell’altro; e da questa ipotesi deduce l’indipendenza de’ due poteri, amendue «organi di Dio» sulla