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158 storia della letteratura italiana


si propone un problema assurdo: voler dare corpo a ciò che per sua natura è fuori del corpo. La poesia si riduce dunque a un puro abbigliamento esteriore: non penetra l’idea, non se l’incorpora; l’idea rimane invitta nella sua astrazione. Dante spiega in questo assunto tutte le forze della sua immaginazione. Nessuno piú di lui ha saputo con tanta potenza assalire la scienza nel proprio campo e farle forza; ma questo connubio della poesia e della scienza, ch’egli chiama nel Convito un «eterno matrimonio», non è uno di due, è un eterno due. La poesia può farle preziosi doni: può vestirla sontuosamente, ingemmarla, girarle attorno carezzevole; può abbigliarla, non possederla. E la possiede allora solamente quando non la vede piú fuori di sé, perché è divenuta la sua vita e anima: la realtá.

L’allegoria è una prima forma provvisoria dell’arte. È giá la realtá, che però non ha valore in se stessa ma come figura, il cui senso e il cui interesse è fuori di sé, nel figurato, oggetto o concetto che sia. E poiché nel figurato ci è qualche cosa che non è nella figura, e nella figura ci è qualche cosa che non è nel figurato, la realtá, divenuta allegorica, vi è necessariamente guasta e mutilata. O il poeta le attribuisce qualitá non sue ma del figurato, come il veltro che si ciba di sapienza e di virtude; o esprime di lei solo alcune parti, e non perché sue ma perché si riferiscono al figurato, come il grifone del Purgatorio. In tutti e due i casi la realtá non ha vita propria, o per dir meglio non ha vita alcuna: l’interesse è tutto nel figurato, nel pensiero. Ora, o il pensiero è oscuro, e cessa ogni interesse; o è dubbio, di maniera che ti si affaccino piú sensi, e tu rimani sospeso e raffreddato; o è chiaro, e lo hai innanzi nella sua generalitá, senza carattere poetico. La selva è figura della vita terrena. E la vita terrena, appunto perché figurato, ti si porge spoglia di ogni particolare, per cui e in cui è vita, generale e immobile come un concetto. Questo povero figurato è condannato, come Pier delle Vigne, a guardarsi il suo corpo penzolare innanzi senza che mai sen rivesta: e non propriamente suo, perché quel corpo singolare che chiamasi «figura» serve a due padroni; è sé ed un altro, è insieme lettera e figura; un