Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1912 – BEIC 1806199.djvu/170

Da Wikisource.
164 storia della letteratura italiana


Così quella vivace realtá si va ad evaporare in una generalitá filosofica, e il lavoro diviene un insegnamento morale-politico sotto il velo dell’altro mondo. Il poeta spontaneo e popolare si volta nel poeta dotto e solenne. Descrivere l’altro mondo cosí alla semplice e nel suo senso immediato gli pare un frivolo passatempo, la maniera de’ narratori volgari. La lettera ci è, ma è per i profani, per gli uomini semplici, che non vedono di lá dall’apparenza. Ma egli scrive per gl’iniziati, per gl’intelletti sani, e loro raccomanda di non fermarsi alla corteccia, di guardare di lá! E tutti si son messi a guardare di lá.

Così sono nati due mondi danteschi: uno letterale e apparente, l’altro occulto; la figura e il figurato. E poiché l’interesse è in questo senso occulto, in questo di lá, i dotti si son messi a cercarlo. L’hanno cercato, e non l’hanno trovato; e dopo tante dispute e vane congetture, esce infine il buon senso, esce Voltaire e dice: «Gl’italiani lo chiamano ‘divino’, ma è una divinitá occulta: pochi intendono i suoi oracoli; la sua fama si manterrá sempre, perché nessuno lo legge». E Voltaire vuol dire: — Abbiamo sudato parecchi secoli per capirti; e poiché non ti vuoi far capire, statti con Dio. — E vuol dire ancora: — Ne val poi la pena? È una falsa divinitá quella che rimane nascosta. — Pure né il veto del Voltaire valse ad arrestare le ricerche, né il suo disprezzo ad intiepidire l’ammirazione. Con nuovo ardore italiani e stranieri si misero a interpretare questo Giano a due facce o piuttosto a due mondi, l’uno visibile e l’altro invisibile; ciascuno si provò ad alzare un lembo del velo di cui si è ravvolto il dio. Ma né acutezza d’ingegno né copia di dottrina né profonda conoscenza di quei tempi né studio paziente delle altre sue opere hanno potuto trarci fuori delle ipotesi e delle congetture. Gli antichi interpreti dissentivano ne’ particolari; il dissenso de’ moderni è piú profondo: hai interi sistemi che si confutano a vicenda. Oggi ancora non si pubblica un Dante in Germania, che non ci si appicchino nuove spiegazioni; non puoi leggere una critica della Commedia, che non ti trovi ingolfato in un pelago di quistioni. Dante è divenuto un nome che spaventa, irto di sillogismi e soprasensi, e spesso sei ridotto