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182 storia della letteratura italiana


onnipotente; e il fato è Dio, come eterna giustizia e legge morale: onde la prima parte dell’inferno, ove incontinenti e violenti, esseri tragici e appassionati, mantengono la loro passione di rincontro a Dio, è la tragedia delle tragedie, l’eterna collisione nelle sue epiche proporzioni.

Tutto questo mondo tragico è penetrato dello stesso concetto. La natura infernale non è ancora laida e brutta; anzi balzan fuori tutt’i caratteri che la rendono un sublime negativo: l’eternitá, la disperazione, le tenebre. L’eterno è sublime, perché ti mostra un di lá sempre allo stesso punto, per quanto tu ti ci avvicini; la disperazione è sublime, perché ti mostra un fine non possibile a raggiungere, per quanto tu operi; la tenebra è sublime, come annullamento della forma e morte della fantasia, per quella stessa ragione che è sublime la morte, il male, il nulla. Leggete la scritta sulla porta dell’inferno. Ne’ primi tre versi è l’eterno immobile che ripete se stesso: dolore, dolore e dolore; quel luogo, quel luogo e quel luogo; per me, per me e per me; insino a che in ultimo l’eterno risuona nella coscienza del colpevole come disperazione:

                                         Lasciate ogni speranza, voi che entrate.      

La luce, il «dolce lome», rende sublimi le tenebre, morte del sole e delle stelle e dell’occhio, come è «l’aer senza stelle», e il «loco d’ogni luce muto», e quel «ficcar lo viso al fondo» e «non discernere alcuna cosa». Certo, l’eternitá, le tenebre e la disperazione sono caratteri comuni a tutto l’inferno; ma solo qui sono poesia, quando l’inferno si affaccia per la prima volta alla immaginazione nella gagliardia e freschezza delle prime impressioni. Appresso diventano spettacolo ordinario, come è il sole, visto ogni giorno.

E Dante, che parte da principi preconcetti nelle sue costruzioni scientifiche, quando è tutto nel realizzare e formare i suoi mondi, opera con piena spontaneitá, abbandonato alle sue impressioni. Il canto terzo è il primo apparire dell’inferno; e come ci si sente la prima impressione, come si vede il poeta esaltato, turbato dalla sua visione, assediato di forme, di fantasmi,